PERMESSI PER MALATTIA: ora li utilizzi per allungare le ferie, anche se non si è in casa per il controllo nessun provvedimento | L’INPS paga comunque

L'INPS paga comunque (Foto: Canva) - Bitonto TV
L’INPS ti paga comunque i giorni di malattia, anche se non sei a casa per i controlli: ecco com’è possibile
Ora puoi usare i permessi per malattia per prolungare le ferie, anche se non sei in casa al momento del controllo.
Nessun provvedimento verrà preso e l’INPS continuerà comunque a pagare.
In pratica, anche se sei assente alla visita di controllo, non rischi sanzioni.
Ma come funziona davvero questa possibilità? Continua a leggere per scoprirlo.
I permessi per la malattia diventano un modo per allungare le ferie
Ora puoi utilizzare i permessi per malattia per allungare le ferie, anche se non sei in casa durante il controllo medico. Non viene preso alcun provvedimento e l’INPS continua comunque a pagare. Succede davvero: anche se ti trovi fuori casa e non rispondi alla visita fiscale, non subisci sanzioni e non perdi il diritto all’indennità di malattia. Questo consente, di fatto, di prolungare le ferie utilizzando i giorni di malattia, senza temere conseguenze in caso di assenza al controllo.
L’INPS, infatti, continua a erogare comunque il pagamento, mentre il lavoratore può restare fuori casa e non subire tagli o blocchi, allungando così il periodo di riposo. È una situazione che riguarda molti lavoratori e che sta creando discussioni, ma la possibilità esiste e viene applicata. Come funziona nel dettaglio questa possibilità? E in quali casi si applica davvero senza rischi? Continua a leggere per scoprire subito cosa è cambiato.
L’INPS paga comunque: ecco perché e cosa devi sapere
In alcuni casi, i permessi per malattia possono effettivamente trasformarsi in giorni in più di ferie retribuite, anche se non si è in casa al momento del controllo. È accaduto a una lavoratrice di Palermo, che si era regolarmente messa in malattia ma non era stata trovata dal medico fiscale perché l’indirizzo riportato nel certificato conteneva un errore nel numero civico. Il medico si era infatti presentato al civico 2035 invece che al 2305.
L’INPS, non trovandola in casa, aveva negato l’indennità di malattia e le aveva decurtato somme dallo stipendio, ma paradossalmente aveva poi inviato la comunicazione del diniego all’indirizzo corretto. Proprio questo dettaglio ha portato la Corte d’Appello a confermare la condanna per l’Inps, stabilendo che l’errore non era da imputare alla lavoratrice. In questo singolo e specifico caso, quindi, i giorni di malattia non presenti al controllo sono stati comunque pagati.