Finito nei guai il colosso dello SHOPPING ONLINE | Multa milionaria lo porta a un passo dalla chiusura

Multato colosso dell'e-commerce (Foto di Preis_King da Pixabay) - bitontotv.it
Una maxi-multa colpisce un gigante dello shopping online. Tra green marketing e promesse discutibili, ora rischia davvero grosso.
Ormai comprare online è un gesto quotidiano. Una tazza, un paio di scarpe, tre magliette e, già che ci siamo, un costume da bagno anche se non abbiamo una vacanza programmata. Tanto “male che vada lo rendo”.
Ci fidiamo delle recensioni, del reso facile, dei filtri taglia e colore. E se un sito ci promette che il prodotto è anche “eco”, “green”, “responsabile” tanto meglio. Nessuno vuole sentirsi in colpa mentre compra un pantalone a 7 euro.
Le piattaforme lo sanno bene. E negli ultimi anni sono diventate bravissime a dirci esattamente ciò che vogliamo sentirci dire: che possiamo spendere poco, vestire alla moda e in più salvare il pianeta. Tutto insieme. Facile, no?
Peccato che a volte le promesse verdi abbiano il retrogusto del marketing più che della sostenibilità. E ora qualcuno ha deciso che è ora di tirare il freno.
Multa milionaria al colosso dello shopping online
A finire sotto i riflettori, come riporta repubblica.it, è stata una delle realtà più chiacchierate del fast fashion: Shein. O meglio, la società che gestisce il sito in Europa, Infinite Styles Services Co. Ltd. L’Antitrust italiana le ha rifilato una multa da un milione di euro per “green claims” ritenuti ingannevoli o troppo vaghi. E quando l’Autorità parla, di solito lo fa con il vocabolario in mano.
Frasi come “stiamo costruendo un sistema circolare”, “i nostri prodotti sono riciclabili” o “stiamo riducendo le emissioni” non bastano, se non sono supportate da dati chiari e verificabili. Soprattutto quando l’azienda opera in un settore – il fast fashion, cioè quello della moda prodotta in grandi quantità, a bassissimo costo e con altissima rotazione – che per definizione non brilla per impatto ambientale contenuto.
Più chiarezza per i consumatori
Secondo l’AGCM, Shein avrebbe enfatizzato certe linee “sostenibili” (come la evoluSHEIN by Design) senza spiegare che si tratta di una minuscola parte della produzione. E dichiarazioni su emissioni e riciclo avrebbero dipinto un’immagine ben più green di quanto non sia la realtà. In casi così, parlare di sostenibilità a cuor leggero rischia di scivolare nel greenwashing: quell’ecologismo di facciata usato più per vendere che per davvero cambiare le cose. Insomma, pubblicità un po’ troppo ottimista.
Shein si è difesa: dice di aver collaborato e già corretto tutto, migliorando la trasparenza. Ma la questione resta aperta: quanto possiamo fidarci delle promesse “eco” scritte accanto al tasto “Aggiungi al carrello”? Intanto, la multa c’è.