NASPI: con una sola firma gli dici addio, anche se ne hai il diritto | Ti lasciano in mutande

Non firmare questo foglio (Foto: Canva) - Bitonto TV
Fai attenzione, se il tuo datore di lavoro ti fa firmare questo foglio, potresti non avere diritto alla NASPI: ecco tutti i dettagli
C’è un documento che alcune aziende fanno firmare ai dipendenti e che, a fine contratto, può impedirti di accedere alla NASPI.
Una situazione che rischia di lasciarti senza tutele e senza sussidi.
A meno che tu non scelga di agire legalmente contro il datore di lavoro, ovviamente.
Ma di quale foglio si tratta e cosa comporta davvero? Continua a leggere per scoprirlo.
Attenzione a questo foglio: non ti consente di accedere alla NASPI
Al termine del contratto, molti lavoratori scoprono di non poter accedere alla NASPI a causa di un foglio firmato in azienda. Si tratta di un documento che compromette il diritto all’indennità di disoccupazione, lasciando il dipendente senza alcun sostegno economico. È una pratica più diffusa di quanto si possa pensare e spesso passa inosservata fino al momento in cui si tenta di fare domanda all’INPS.
La firma di quel foglio, presentato come una semplice formalità, può infatti comportare la rinuncia implicita alla disoccupazione. In questi casi, l’unica strada possibile è quella di rivolgersi a un legale, con la prospettiva di finire in tribunale. Una situazione delicata, che richiede attenzione e consapevolezza sin dal momento della firma. Ma di quale documento stiamo parlando? E in che modo impedisce l’accesso alla NASPI? Nel prossimo paragrafo facciamo chiarezza su tutto ciò che è importante sapere.
Ecco quale documento non dovresti mai firmare: tutti i dettagli
Il caso a cui ci si riferisce riguarda la prima sentenza in Italia sulla nuova disciplina delle dimissioni per “fatti concludenti”. Una società di servizi del Trentino ha comunicato le dimissioni tacite per assenza di una lavoratrice, approfittando della nuova legge entrata in vigore il 12 gennaio 2024. In realtà, la dipendente risultava assente da meno dei giorni minimi previsti dalla normativa, rendendo illegittima la procedura. L’obiettivo della società era quello di evitare il versamento del ticket NASPI, impedendo così alla lavoratrice di accedere all’indennità di disoccupazione.
La donna, però, non ha accettato la decisione e ha fatto ricorso in tribunale. Il giudice ha riconosciuto l’errore del datore di lavoro, condannandolo alla reintegra oppure, in alternativa, a un risarcimento economico. È emerso che la società ha agito con troppa fretta, senza confronto e senza rispettare la normativa in vigore. Questo caso diventa quindi un precedente importante: anche con le nuove regole, il lavoratore può far valere i propri diritti e ottenere giustizia.