ULTIM’ORA PUGLIA: “hanno scoperto l’acqua” e ora la “coltivano” | Come dare nuova vita a una terra ricca ma troppo arida

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Terra arida (foto di Kritsada Seekham da pexels) - bitontotv.it

In una terra dove sembra avanzare il deserto, hanno deciso di coltivare l’acqua. E tutto tornerà a rifiorire  a nuova vita. 

In alcune zone d’Italia il paesaggio cambia senza far rumore. Un tempo fertile, oggi si presenta arido, segnato da un silenzio che racconta di ciò che è stato lasciato andare.

Non sempre si abbandona un luogo per scelta. A volte è il tempo che scivola via, a volte è il clima che si fa più duro. E poi ci sono le occasioni che mancano, e le speranze che si spostano altrove.

Ma ci sono persone che restano. E provano, con mezzi semplici, a invertire la tendenza. Non fanno grandi proclami, ma mettono in moto idee, mani e pazienza.

Tutto può iniziare da un dettaglio trascurabile. Un pezzo di terra dimenticata, un’ombra insolita, una pozzanghera che resiste al sole più del previsto. E allora perché non provare a “coltivarla”, quella pozzanghera?

Coltivare l’acqua per ridare vita al terreno

Siamo nel Salento, dove la terra ha perso molto negli ultimi anni: milioni di ulivi colpiti dalla xylella, campi lasciati a se stessi, giovani andati via. Ma un gruppo di amici ha deciso di provare a cambiare qualcosa, come racconta editorialedomani.it. Hanno iniziato nel 2020, piantando alberi dove prima c’erano solo rami secchi e silenzi. Si sono chiamati Manu Manu Riforesta: in salentino, “mano mano”, passo dopo passo.

Nel lavorare sul terreno, hanno trovato qualcosa di inatteso: uno stagno. Non un lago, né una fonte perenne, ma un piccolo specchio d’acqua che compare solo in certi periodi dell’anno. Uno stagno effimero, ma capace di attirare vita. Si trova in un’area chiamata Padula Mancina, una zona protetta di interesse comunitario, oggi quasi dimenticata.

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Terreno incolto (Foto di s_mazzarelli da Pixabay) – bitontotv.it

Da un’idea nasce la vita

Quella scoperta ha dato il via a una nuova fase del progetto. Lo stagno è diventato simbolo di rinascita: un ecosistema fragile e prezioso, che se curato può contribuire a contrastare la desertificazione del territorio. Anche il Comune di Montesano ha iniziato a muoversi per tutelare quell’area, tentando di valorizzare ciò che un tempo era considerato poco utile.

Oggi si parla di “coltivare l’acqua”, cioè di aiutare questi ambienti a sopravvivere e tornare ciclicamente. È un approccio diverso, che non punta allo sfruttamento ma alla rigenerazione. Come dice chi lavora sul campo, “d’estate vedi solo una pozzanghera, poi piove e tutto cambia: arrivano piante, animali, profumi”. È la cosiddetta ecologia della resurrezione. La speranza, qui, non è fatta di grandi promesse, ma di piccoli gesti che si ripetono. Un seme piantato, uno stagno ripulito, un sogno che cammina piano tra le radici e l’acqua. E forse, proprio così, un’intera terra può ricominciare a vivere.