Il lato oscuro della Puglia: questa è la notte in cui si mettono in atto RITUALI ED ESORCISMI | La tradizione che solo chi è del posto conosce

La notte oscura (Foto di William Felipe Seccon su Unsplash) - bitontotv.it
Puglia: c’è una notte in cui il bene combatte contro il male. Rituali ed esorcismi tentano di scacciare i demoni dal corpo dei posseduti.
La Puglia è una terra che incanta, sempre. Incanta con la sua luce che si rifrange sulle pietre bianche delle masserie, con i caratteristici muretti a secco che dividono campi dorati e uliveti. E con il mare e le spiagge caraibiche.
Ma la bellezza non è tutto. In ogni luogo che affascina, si nasconde qualcosa che sfugge alla vista. È come se certi luoghi parlassero sottovoce, solo a chi sa ascoltare.
La notte qui ha un suono tutto suo. Non solo cicale e risate estive: ci sono notti in cui la musica non è solo festa, ma bisogno. Notti in cui si danza non per il piacere del corpo, ma per liberarsene. E chi lo sa, non dimentica. Ogni anno, in certi periodi, accade qualcosa che va oltre il folklore.
Per molti, la Puglia è sinonimo di sole, vino e buon cibo. Ma basta spostarsi un po’, addentrarsi nelle campagne del Salento, per scoprire una storia antica, fatta di dolore, di fede e di ritmi forsennati che cercano di scacciare un male invisibile. E ogni anno, una notte in particolare, si tornano a compiere riti ed esorcismi.
Puglia: il lato oscuro
La storia racconta che tutto abbia avuto origine da un ragno. Un morso, reale o immaginario, che spinge chi ne viene colpito a cercare la guarigione con la danza, la musica e le preghiere. Questo fenomeno, noto come tarantismo, ha attraversato secoli e confini, rimanendo a lungo un mistero per medici, religiosi e studiosi.
Nel cuore del Salento, soprattutto, alcune donne cadevano in uno stato di sofferenza improvvisa, simile a una possessione. Convulsioni, urla, pianti e corpi che si agitavano al ritmo frenetico di violini e tamburelli. In casa, tra immagini sacre e lenzuola distese sul pavimento, andava in scena una sorta di esorcismo musicale. Le donne, chiamate “tarantate”, danzavano fino allo sfinimento, cercando una liberazione. Solo la musica era in grado di espellere il veleno. Il giorno dopo gli esorcismi, il 29 giugno, tutte convergevano a Galatina, nella cappella di San Paolo. Bevevano l’acqua del pozzo e speravano nella guarigione. Qualcuna ce la faceva, altre no. E attendevano l’estate successiva. Oggi, questa pratica è interpretata come una risposta al disagio psichico e sociale, soprattutto femminile. I ragni, insomma, non c’entravano niente. Allora perché si continuano a compiere riti ed esorciscmi?
La notte dedicata a riti ed esorcismi
Oggi in realtà di quel dolore resta soprattutto la memoria. Ma il ritmo, quello no, non si è mai fermato. Dal 1998 infatti, esiste un festival che ha trasformato questa antica tradizione in un evento culturale e musicale senza precedenti: la Notte della Taranta.
Nato per valorizzare la musica popolare salentina, il festival si svolge ogni anno ad agosto e attraversa i paesi del Salento con concerti itineranti, fino a concludersi con il concertone finale a Melpignano, in provincia di Lecce. Il simbolo è sempre lui: un ragno stilizzato dalle zampe arcuate, che richiama il passato oscuro e affascinante del tarantismo. Quest’anno, nel 2025, l’appuntamento culminante è fissato per il 23 agosto, e sarà la 28ª edizione. Si danza ancora sotto le stelle, ma non più per scacciare il veleno: si balla per ricordare, per celebrare, e forse anche per guarire, ognuno a modo proprio.