I tuoi SOLDI non sono al sicuro per colpa di questo numero, conti ormai vuoti | Le banche finiscono in tribunale

I tuoi soldi sono in pericolo (Foto: Canva) - Bitonto TV
Crescono le denunce e i conti prosciugati: dietro tutto, un numero insospettabile che può metterti in ginocchio
Sempre più persone si ritrovano con il conto prosciugato da un giorno all’altro e il motivo potrebbe sorprenderti.
Difatti, tutto ruota attorno a un semplice numero.
Un dettaglio apparentemente banale che sta mettendo a rischio i risparmi di migliaia di clienti, con le banche costrette a difendersi in tribunale.
Ma cosa sta succedendo davvero? Continua a leggere per scoprirlo.
Il numero che prosciuga i conti e manda le banche in tribunale
I risparmi di tutta una vita potrebbero scomparire in pochi istanti. È lo scenario che si sta ripetendo con sempre maggiore frequenza, sotto gli occhi increduli di clienti che si trovano improvvisamente con il conto a zero. E al centro di tutto, c’è un numero. Un dato che, per quanto possa sembrare insignificante, ha aperto una vera e propria falla nella sicurezza bancaria, esponendo migliaia di persone a rischi concreti.
Le segnalazioni aumentano e con esse anche le cause legali contro gli istituti di credito, accusati di non aver messo in campo misure adeguate per tutelare i propri clienti. E ora, con l’intervento dei tribunali, si aprono scenari inediti anche a livello normativo. Ma cosa sta succedendo davvero? Qual è questo numero che sta facendo tremare il sistema? A cosa è necessario prestare attenzione per proteggere i propri risparmi? Per scoprirlo, passa al prossimo paragrafo.
Cosa sta succedendo davvero: ecco a cosa devi prestare attenzione
Qual è il numero a cui bisogna prestare attenzione? Ti sorprenderà, ma è proprio il tuo numero di telefono. È attraverso questo dato che viene infatti messa in atto la cosiddetta Sim Swapping Fraud, una truffa realizzata con l’indebito utilizzo della linea telefonica e dell’home banking della vittima. Il furto può essere materiale (come nel caso della carta di credito) oppure virtuale, quando vengono sottratti i dati di accesso. In entrambi i casi, la conseguenza è la stessa: prelievi o transazioni non autorizzati.
Proprio su questo tema, il 12 maggio la Cassazione ha condannato Unicredit a restituire 62.300 euro a una vittima di questa truffa. Difatti, la banca è tenuta a predisporre tutte le misure necessarie a tutelare i clienti, assicurando che le credenziali non siano accessibili a soggetti estranei. In caso di operazioni contestate, spetta all’istituto provare che fossero regolarmente autorizzate. In caso contrario, il cliente può chiedere il rimborso con denuncia e reclamo formale.