Libera Bitonto (Fonte:Facebook@LiberaBitonto)-bitontotv.it
Una recente e tragica scomparsa non poteva passare inosservata: l’intervento dell’associazione Libera Bitonto.
La violenza purtroppo continua a essere una costante della vita di tutti i giorni.
Forse che ci siamo abituati a sentirne parlare tutti i giorni dalle voci squillanti dei media, di osservarla, di temerla costantemente.
Ma l’abitudine non è mai una salvezza, soprattutto in questo caso. Non si può star fermi a guardare mentre il mondo si fa del male.
È c’è chi freme, combatte, parla anzi urla al mondo di non cedere, di alzare il capo, di provare a costruire un futuro migliore.
E a levarsi alta è la voce dell’associazione Libera Bitonto, sempre attiva e pronta a darsi da fare per fare luce, mantenere viva l’attenzione su casi del genere, che potrebbero perdere subito l’abbaglio dei riflettori di media e stampa e finire così nel dimenticatoio.
Perché la scomparsa del giovane Francesco Diviesti, il parrucchiere di soli 26 anni, scomparso da alcuni giorni a Barletta, ha già posto in essere molte domande, dubbi, incertezze, timori, su quello che potrebbe essere stato il suo destino.
E le parole dell’associazione Libera Bitonto, diffuse attraverso una nota pubblicata sui canali social, vogliono proprio squarciare il velo e tenere la luce accesa sul caso di questa recentissima scomparsa, volendo evitare a tutti i costi il buio del “silenzio che non è più un’opzione” così come riportato dal comunicato.
Continua Libera che potrebbe essere l’ennesimo caso di un ragazzo strappato alla sua famiglia “potrebbe essere stato tolto un figlio a una madre […] un padre a un bambino di nove anni.” Questo secondo l’associazione, il sentimento di un così grande dolore per i familiari, dovrebbe essere un monito più che sufficiente per smuovere le coscienze contro ogni forma di indifferenza.
L’immagine, continua la nota, di “un corpo dato alle fiamme su un letto di copertoni, nascosto in un rudere, come se fosse un peso da cancellare. Una pratica brutale, che porta i segni di un linguaggio criminale antico e feroce. Un gesto che puzza di mafia.” È così che Libera Bitonto definisce paurosamente la vicenda, una delle tante.
Uno dei tanti casi di omicidio ancora irrisolti, senza spazio per la verità e per la giustizia. L’invito alle coscienze da parte di Libera Bitonto è uno solo: “non possiamo limitarci a guardare altrove. La lotta alla criminalità non può esaurirsi nei fascicoli delle procure. Deve attraversare i nostri quartieri, le scuole, le case, le conversazioni quotidiane.”
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